Andy Cale & The Selfish Cales
Andy Cale & The Selfish Cales 

Death Metal

10

Pestilence
Consuming Impulse (1989, Roadrunner)

Prima di cedere alle lusinghe del Death più tecnico - di influenze Progressive e Fusion - gli Olandesi Pestilence sfornano un malvagio, granitico capitolo di Death con ottimi testi e performance vocale.

Voto: 68/100

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9

Sadist
Above The Light (1993, Nosferatu)

Un brillante capitolo Italiano, un Death tecnico da Genova in cui il polistrumentista Tommy Talamanca concede anche bei momenti alle tastiere. I Sadist approfondiranno il frangente tecnico negli anni a seguire, votandosi al Progressive Metal.

Voto: 76/100

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8

Necrophagist
Epitaph (2004, Relapse)

Death Metal tecnico portato all'esasperazione, concitatissimo, tutta farina del sacco dell'unico membro fisso: il funambolico Muhammed Suicmez a chitarra e voce. Una band dalla formazione instabile, che successivamente si scioglierà.

Voto: 77/100

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7

Dismember
Like An Ever Flowing Stream (1991, Nuclear Blast)

Grande esordio per uno dei dischi di Death svedese per eccellenza, scena affermatasi a partire dal caratteristico "buzzsaw sound" di chitarra che diventerà marchio di fabbrica scandinavo. Violento e misantropico.

Voto: 79/100

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6

Morbid Angel
Blessed Are The Sick (1991, Earache)

Dopo un (grande) debutto su gusto Slayer, i Morbid Angel rallentano i brani e sfornano un sound dalle chitarre putride, materiche, ricco di dissonanze e tempi composti. Il più malato della classifica.

Voto: 82/100

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5

Entombed
Left Hand Path (1990, Earache)

Qui nasce il Death Metal svedese. Un disco notturno, nichilista, diviso tra veloci sfuriate di gusto Grindcore e passaggi lenti su cui, di lì a pochi anni, la band si concentrerà dando vita al sottogenere del Death 'n' Roll.

Voto: 82/100

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4

Cynic
Focus (1993, Roadrunner)

Il disco più open minded di questa classifica, un Death molto intelligente con armonie che arrivano a sfiorare la Fusion. La voce ha coraggiosi inserti di Vocoder, per via di danni alle corde vocali del cantante che dovette cedere i growl a un turnista. Molto audace,  a cavallo
con il Progressive Metal.

Voto: 85/100

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3

Atheist
Unquestionable Presence (1991, Active)

Il momento più alto - tecnicamente e compositivamente - del filone tecnico del Death Metal.
Testi maturi e passaggi degni dello shredding, in una ricerca che nel disco successivo arriverà a sfiorare pure la Fusion più etnica. Metallo pe(n)sante!

Voto: 87/100

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2

Carcass

Necroticism: Descanting The Insalobrious (1991, Earache)

Senza ricorrere al filone tecnico, questo disco riesce a ergersi al podio del Death Metal nel senso più puro: merito di un gran tiro e di un suggestivo, insano gusto per i ferri da chirurgo e le viscere. Una band che ha saputo
volare alto in almeno tre sottogeneri del Metal estremo.

Voto: 88/100

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1

Death
Symbolic (1995, Roadrunner)

Disco immenso, pur con l'imbarazzo della scelta di una band che vanta capolavori lungo quasi tutta la discografia. La caratura dei Death è tale che, non a caso, spesso è recepita anche oltre i confini del genere. Questo disco è vetta sia nel riff-writing che nelle
tematiche, esistenziali e filosofiche.

Voto: 92/100

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